Emanuela Fichera

Le “Visioni” di Federica Scoppa, il Grande Vetro di Marcel Duchamp e l’Arte del Kintsugi.

La rottura non danneggia e nemmeno impoverisce l’opera d’arte, perché la casualità fa parte della realtà, rigorosamente come l’arte.
La relazione tra le Visioni di Federica Scoppa, il Grande Vetro di Marcel Duchamp e l’arte del Kintsugi, nasce a causa della rottura accidentale di una delle tavole della serie “Visioni”.
Una tra le opere più importanti della carriera artistica di Duchamp è il Grande Vetro, danneggiata involontariamente durante il trasporto nel 1927. È un’opera dai molteplici intenti e significati così come la serie Visioni di Federica Scoppa, nella quale i difficili incastri richiamano la complessità dei rapporti umani.
Il Grande Vetro è un’opera realizzata su vetro con olii, filo di piombo, argento, polvere ed è attraversata orizzontalmente da una sbarra di ferro con l’intento di sorreggere il vetro dopo la rottura. In analogia, alcune tavole della serie Visioni sono costituite da microscopici avvallamenti, piccolissimi tagli e segni del “preesistente albero”, a segnare le cicatrici e la storia della trasformazione da tronco a tavola.
Uno stretto connubio si crea dunque tra le Visioni di Federica Scoppa e l’arte del Kintsugi, “kin” significa oro “tsugi” ricongiungere, letteralmente riparare con l’oro. È un’arte antica di origine giapponese, la cosiddetta arte delle preziose cicatrici, nata per valorizzare cicatrici e fragilità, con l’intenzione di trasformarle in punti di forza. Nasce circa 500 anni fa, quando una tazza pregiata dello shogun (comandante dell’esercito giapponese) Ashikaga Yoshimasa cade e si rompe in piccoli pezzi. Nessuno riesce a ripararla ad eccezione di un artigiano che salda i frammenti con lacca urushi, la più preziosa di tutto l’Oriente, apprezzata per il suo potere collante, insieme alla polvere d’oro. Nasce così l’arte del Kintsugi, oggi praticata da pochi artigiani specializzati. La tecnica del Kintsugi consente di trasformare degli oggetti rotti in oggetti preziosi. Ogni errore è la premessa per rendere l’oggetto unico, originale ed inimitabile.
Le cicatrici nelle Visioni sono in-visibili grazie al sapiente inserimento di colore che sporge dalla tela, qualche volta proprio in oro per richiamare l’antica tecnica giapponese.
Le crepe vengono così valorizzate e conferiscono all’oggetto, che ha subito una ferita e che ha una sua storia personale da narrare, la possibilità di raggiungere maggiore perfezione estetica e interiore.

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